Strano periodo questo: mentre pensieri e parole vagano vorticosi su altre rotte lascio che siano i dettagli fotografici raccolti nelle mie giornate a raccontare ( il silenzio virtuale tuttavia, precisiamolo, non è accompagnato da riduzione del verbo orale…che per farmi stare zitta ci vuole ben altro!).
Come avevo scritto qui i desideri per il nostro giretto romano comprendevano un tempo speciale con zii e nipotina che vediamo troppo poco, un’introduzione mirata e selezionata dei due orsi alle bellezze storiche della città, e per quanto mi riguarda una visita alla mostra fotografica di Steve McCurry. Mentre Il primo desiderio è stato realizzato fin dal primo istante, per raggiungere il secondo siamo stati facilitati da due piccoli uomini in piena forma, curiosi e resistenti (e dall’aiuto di pizza e gelato infilati nei momenti giusti ;-)). Quanto al terzo avevo immaginato opere di convincimento vicine alla corruzione o al ricatto, ed invece è stato molto più semplice: la famiglia si è (quasi) volontariamente trascinata fino al Macro Testaccio e …sorpresa delle sorprese…il seienne già piuttosto provato dalla lunga giornata ha espresso il desiderio di vederla insieme a me!
La mostra mi è piaciuta moltissimo, la scelta di raggruppare le foto secondo un percorso di assonanze emozionali (quindi con criteri nè cronologici nè geografici) è estremamente coinvolgente, accompagnando il visitatore lungo un susseguirsi di colori, forme e umanità. Le foto sono disposte all’interno di semisfere che “avvolgono” lo spettatore: una disposizione molto suggestiva che impedisce allo sguardo di perdersi.
La MIA mostra è stata però ancora più speciale perchè condivisa con gli occhi del seienne che ha osservato con grande interesse e che ha notato in molti casi dettagli delle immagini che a me erano sfuggiti o che non avevo trovato sorprendenti. Mi sono ritrovata a spiegare il perchè delle lacrime di un bambino, o il perchè qualcuno giochi a calcio scalzo e qualcuno altro invece giochi con le scarpe in mezzo all’acqua, ad immaginare cosa poteva essere successo dopo la scena rappresentata, ad indovinare di che tipo di serpente si trattasse e a rassicurare sul fatto che no, di certo il serpente non si era mangiato quelle persone che dormivano (ho scelto però di saltare le foto di guerra più “crude”). E’ stata per me una meravigliosa esperienza, una dolce piccola tessera del puzzle dal titolo “la mia vita di mamma”.
La mostra di Steve McCurry è al Macro Testaccio La Pelanda fino al 29 aprile 2012. Tutte le informazioni sul sito ufficiale.
Credo sia proprio stata una esperienza bellissima il condividere le emozioni proposte da un grande fotografo, che nella sua opera ha sempre messo al primo posto il rapporto con le persone ed il rispetto dei soggetti fotografati con un “seienne interessato” . Bel racconto, veramente.
robert
Grazie Robert, condividere le esperienze importanti permette anche di tenerne memoria più a lungo e riconoscerne il significato! A presto
La fotografia vissuta e praticata come esperienza di vita: bellissimo contributo, grazie Giorgia !
( grazie anche per i tuoi commenti )
Mi piacciono davvero le tue foto| I’ll keep in touch…;-)
Grazieeee, a presto !
Questa me l’ero proprio persa… sono contenta che sia stata una così bella esperienza da conservare nella scatola dei ricordi 😉