Partire da una stazione trafficata, crocevia di strade intasate, clacson insistenti, tubi di scappamento densi e puzzolenti.
Attraversare il ponte della libertà, passaggio filiforme sulla laguna, congiunzione tra il dentro e il fuori, o forse il contrario a seconda che l’acqua sia vista come il nucleo o come la cornice.
Arrivare a Venezia, inoltrarsi nella città in mezzo alla folla, dimenticarsi che esistono mezzi di spostamento diversi dai propri piedi, respirare, assorbire odori noti e insieme nuovi per il modo di mescolarsi fra di loro al netto dello smog a cui il tuo naso è ormai assuefatto.
Camminare, un piede dopo l’altro, lo sguardo aperto, il respiro rilassato, il naso ricettivo, un sorriso soddisfatto sulle labbra.
Smarrirsi.
Perdere la strada prevista, assecondare il labirinto fino a trovarsi di fronte all’acqua, tornare sui propri passi e continuare a seguire un immaginario filo di Ariann, con fiducia, senza fretta e senza inquietudine perchè Venezia non permette che tu ti perda, ma ti accompagna nella scoperta di calli silenziose e di campi incastonati in una trama elaborata.
Ascoltare il movimento dell’acqua scossa dal transito delle barche, i motori tossicchianti dei vaporetti, le chiacchiere dei veneziani urlate da finestra a finestra, le mille lingue dei turisti.
Assaporare con gli occhi palazzi meravigliosi, l’eleganza delle gondole che attraversano il Canal Grande, la decadenza raffinata di intonaci scrostati e legni ammuffiti, la pacata imperturbabilità di alcuni campi poco frequentati, l’allegra rincorsa di panni stesi da casa a casa.
Magica Venezia!
belli questi scatti!
Grazie!
“Venezia non permette che tu ti perda”..
Bellissima! e bellissime foto!
Benvenuta nel mondo dei blogger!
Grazie Fil! Venezia è grande fonte di ispirazione!